A Reggio Calabria i capi delle cosche più potenti hanno già deciso. Il messaggio è partito e anche arrivato. Nominare referenti in Lombardia per gestire gli appalti di Expo 2015. Scelta strategica per evitare pericolose frizioni e sovrapposizioni d’interessi che hanno già prodotto, nel luglio 2008 a San Vittore Olona, il clamoroso omicidio del boss Carmelo Novella.
La ‘ndrangheta si è mossa per tempo. Nell’agendina dei boss sono già stati segnati i nomi dei politici da agganciare e degli imprenditori da usare come faccia pulita. L’attesa sembra proprio essere terminata. Ora si inizia a fare sul serio. Tanto più che le cosche possono contare sull’ennesima sottovalutazione del problema da parte delle istituzioni locali. A guidare la squadretta dei distratti il prefetto Gian Valerio Lombardi, che non più tardi di due mesi fa si è dimostrato sereno nel dire che «a Milano la mafia non esiste». Solo un’eco, in fondo, delle parole del sindaco Letizia Moratti: «La mafia in città? Fatemela vedere».
E dunque via libera a boss e gregari. Incaricati dalle grandi famiglie di fare incetta di terreni agricoli o aree dismesse. Tutti acquisti, in buona parte già avvenuti, e tutti guarda caso nella zona a nord della città, quella interessata dall’Esposizione universale. Compravendite sostenute da società nuove di zecca con uffici nel centro di Milano e sedi legali in Svizzera. Il nuovo business, poi, conta su una inossidabile certezza: quelle aree otterranno il cambio di destinazione d’uso a residenziale con l’evidente moltiplicazione esponenziale del guadagno. Un giochetto, in fondo, semplice se si pensa che oggi la ‘ndrangheta a Milano sul proprio libro paga ha consiglieri politici e tecnici comunali.
Lo scenario inquieta e stride sempre di più con le amnesie istituzionali. Perché, oggi, dopo gli omicidi (6 morti di mafia nell’ultimo anno e mezzo), gli arresti (oltre 200 nel biennio 2008-2009) il monopolio nei cantieri alimentato da continue minacce fisiche agli imprenditori, l’ultimo anello di questa vera e propria connection è rappresentato dalla politica. Per capirlo basta seguire le vicende imprenditoriali di Alfredo Iorio, giovane immobiliarista, il cui padre, Achille Iorio, per anni ha tirato le fila del Pdl nel sud Milano. «Io incontro tutti e non prometto nulla – racconta Iorio a un amico consigliere – Mi fate lavorare a livello imprenditoriale e vi aiuto a livello politico. Questo è il mio ragionamento». Sembra una logica che arriva dal passato prossimo di Mani pulite. Eppure c’è un particolare in più: Alfredo Iorio oggi è in carcere perché accusato di corruzione sì, ma «con l’aggravante – scrive il gip – di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività del sodalizio criminoso Barbaro-Papalia». La sua storia parte da Cesano Boscone, comune a sud di Milano, e arriva fin dentro al salotto buono di via Montenapoleone. Qui fino a poco tempo fa aveva sede la Kreiamo spa, gruppo immobiliare impegnato in mille e più affari. Peccato, però, che la Kreiamo fino al 2006 si chiamasse Iorio Immobiliare. E ancora prima Sa. Fran, con amministratore unico Serafina Papalia, moglie di Salvatore Barbaro, imputato per associazione mafiosa nel processo Cerberus, e soprattutto figlia del superboss della ‘ndrangheta Rocco Papalia.
Mafia e politica, dunque. Due tavoli su cui il giovane Iorio ha sempre veleggiato con il vento in poppa, aiutato, sul fronte ‘ndrangheta, da Andrea Madaffari figlio di Domenicantonio Madaffari coinvolto, negli anni Settanta, nel sequestro di Augusto Rancilio, avvenuto guarda caso a Cesano Boscone. Il corruttore Iorio è finito in carcere il 3 novembre 2009, mentre i suoi primi corrotti sono entrati a San Vittore una piovosa mattina del febbraio scorso. Si tratta di Tiziano Butturini, ex sindaco di Trezzano sul naviglio in quota centrosinistra, e Michele Iannuzzi, consigliere comunale del Pdl. Avrebbero preso tangenti per agevolare gli affari della Kreiamo. Appalti di ogni genere tra i quali anche l’allestimento di un catering all’interno di Palazzo Marino e per un convegno su criminalità e sicurezza a Milano.
La prova di questa connection che sta favorendo l’ingresso della ‘ndrangheta nell’affare Expo sta poi nelle stesse parole di Alfredo Iorio che fa la mappa dei politici amici. «Nella zona di Vimodrone c’è Nuccio, nella parte di Corsico c’è Tonino; a Gaggiano c’è Enrico Baj; a Cusago ci ho Tonino, il sindaco e quant’altro, quindi, siamo radicati territorialmente. Fai un po’ di business, un po’ di politica, un po’ di cose per bene, non è che bisogna fare del male». In realtà il vero sogno di Iorio è quello di «costituire un forte gruppo di riferimento in area locale per poter poi contrattare con i vertici regionali». Quattro i nomi annotati dalla Dia di Milano: Stefano Maullu, assessore regionale alla Protezione civile, Alessandro Colucci, vicecoordinatore provinciale del Pdl, Giulio Gallera, capogruppo Pdl nel consiglio comunale di Milano e Angelo Giammario, consigliere regionale. Tutti candidati alle prossime regionali nel listino di Formigoni.