E’ un periodo veramente buio si stanno perdendo molti diritti conquistati con lotte e sacrifici negli anni 70. L’ultimo attacco ai diritti conquistati in questi giorni è quello alla legge 194, vogliono far tornare i tempi degli aborti clandestini, delle morti per setticemia di donne che tentavano di procurarsi l’aborto con ferri da calza ecc, i tempi in cui si facevano viaggi all’estero,chi poteta permetterselo, per poter abortire senza rischiare la propria vita. Insomma invece di progredire di andare avanti lungo un cammino di crescita ed evoluzione culturale, stia scivolando in una buia crisi dei valori sociali.
Il 20 giugno la Corte costituzionale si deve esprimere sul quesito di costituzionalità dell’art. 4 della legge, sollevato da un giudice tutelare al quale una ragazza minorenne si era rivolta per poter abortire.
Il quesito richiede di valutare la legittimità costituzionale dell’articolo 4 della legge relativo alle circostanze che consentono l’aborto entro i primi 90 giorni (cioè un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione al suo stato di salute, le sue condizioni economiche, sociali, familiari, le circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito), in quanto violerebbe gli articoli della Costituzione 2 (diritti inviolabili dell’uomo), e 32 (tutela della salute) e rappresenterebbe una possibile lesione del diritto alla vita dell’embrione. Un’affermazione quest’ultima basata sulla sentenza della Corte di giustizia dell’Ue del 18 ottobre 2011, secondo cui “l’embrione umano è stato riconosciuto quale soggetto da tutelarsi in modo assoluto”. E’ facilmente intuibile quindi che se la Consulta dovesse ritenere che vi fosse un profilo di incostituzionalità, il destino della legge 194, nella sua attuale formulazione, sarebbe segnato.
Emma Bonino dichiare che un giudice sollevi un dubbio di legittimità costituzionale sull’art. 4 della legge 194 per incompatibilità con la definizione e la tutela dell’embrione umano enunciate dalla Corte di giustizia europea è un atto strumentale e nel merito sbagliato.
La definizione della Corte europea, infatti, è legata al divieto di brevettabilità del prodotto della ricerca sulle staminali embrionali; il giudice italiano, invece, utilizza la definizione di embrione a suo uso e consumo ideologico, effettuando una forzatura giuridica e interpretativa inaudita.
La Corte Costituzionale si è già pronunciata in passato sulla prevalenza del diritto della donna a scegliere sulla propria gravidanza, dunque i giudici della Corte non potranno che confermare la legge 194.
Quello che però è più allarmante è che vi siano ancora giudici che strumentalmente ripropongano vie proibizioniste al problema dell’interruzione di gravidanza. Va bene: giù le mani dalla 194, ma su le mani per impedire che l’obiezione di coscienza comporti una sottrazione di diritto chiaramente riconosciuto, per allargare i diritti e l’informazione sessuale, per consentire il pieno accesso alla Ru486 oggi ancora burocraticamente negata da troppe regioni.
In questi giorni a sostegno della legge 194, sottoattacco da diversi anni da parte dell’UDC e del PDL infatti sono pendenti 6 proposte di legge per ridurne gli spazi, è partita una campagna su twitter l’hashtag #save194 e #apply194.