Piano piano le attività stanno riaprendo e finalmente si pensa anche ai luoghi di cultura e quindi musei, teatri e cinema. A me mancavano cinema e mostre. Guardando in televisione i vari trailer dei film, per decidere con quale iniziare, sono stata attirata da un volto, da uno sguardo: quello di Frances Mc-Dormand, volto rugoso, intenso, malinconico e nello stesso tempo dolce, che nel film Nomadland interpreta Fern. Non mi ha spinto alla visione il fatto che il film avesse vinto il Leone d’Oro né che avesse vinto l’Oscar ma quel volto mi attirato.
Nomadland è la storia di una donna di mezz’età che dopo la morte del marito e la chiusura della fabbrica, che teneva viva Empire la città in cui viveva, decide di viaggiare per gli stati americani con un piccolo van dove carica tutte le cose che per lei hanno ancora un significato, come un vecchio piatto che gli regalò il padre per la sua maturità. Fern non è nomade per scelta consapevole, ma per necessità. Alla domanda di una sua ex-alunna che le chiede se è una senza tetto risponde no sono una “senza casa” che non è la stessa cosa. Quando si rivolge agli uffici del lavoro che le propongono la pensione anticipata risponde: “No, voglio lavorare a me piace lavorare!”. In questo viaggio, dove si sposta per lavorare seguendo la stagionalità dei lavori (Amazon, la raccolta delle barbabietole ecc) incontra una comunità di persone che come lei hanno fatto la scelta di una vita di precarietà, di miseria, ma a contatto con la natura e con il proprio essere. Un gruppo di persone che nella loro precarietà, nella loro miseria si fanno comunità e sostegno gli uni per gli altri. Fern lavora sempre, si prende cura delle cose e delle persone che incontra anche se mantiene come un distacco affettivo per non rischiare la stanzialità, il ritorno ad una vita scandita dagli altri e non dal suo essere e il suo bisogno. Fern non parla tanto, ma il suo volto trasmette tutte le emozioni che vive. La fotografia del film, le inquadrature i primi piani dei volti dei personaggi è emozionante. E’ un film, che ti fa pensare, che ti porta in un viaggio in un mondo interiore in continua lotta con un presente provocante. E credo che in questo tempo di pandemia, tutti noi chi più che meno abbia fatto questo viaggio, magari seduti sul propio divano, alla ricerca del senso della nostra vita e del reale valore delle cose. Chi più chi meno in questo tempo ha scoperto in cosa si trova l’essenzialità della propria vita.