La mafia ringrazia

Oggi è proprio un brutto giorno. E’ passato alla camera con voto di fiducia il disegno di legge che limita le intercettazioni telefoniche e che limita la possibilità di pubblicare notizie di indagini.
Non è servita a nulla l’audizione che Piero Grasso, Procuratore antimafia ha tenuto il 25 febbraio 2009 presso la commissione parlamentare d’inchiesta. Il resoconto stenografico dell’audizione lo potete qui. Durante tale audizione il procuratore ha segnalato problemi che si potrebbero creare limitando la possibilità di azione contro gravi reati di mafia e altro nelle indagini.
In un punto della realazione il Procuratore dice “….Recentemente si e` parlato di Skype, tecnologia che non consente le intercettazioni. E` un argomento che affrontiamo gia` da qualche anno, anche a livello europeo con riunioni presso Eurojust. Ascoltiamo i mafiosi o i camorristi che si chiamano al telefono solo per dirsi che si vedranno sul computer. Nel combattere la criminalita` organizzata dobbiamo gia` affrontare questi problemi e sicuramente ci saranno anche altre tecnologie piu`
moderne. Se poi, considerate le previsioni del quadro generale, ci vengono
tolti questi strumenti, noto una certa contraddizione. Se si vuole la sicurezza dei cittadini – e un momento della sicurezza e` anche quello della repressione che spesso e` anche prevenzione – bisogna dare gli strumenti e i poteri necessari per continuare a garantirla. Naturalmente cio` non significa che non si siano commessi degli eccessi nell’uso dello strumento. Vanno pero` puniti quegli eccessi. Non si puo` togliere lo strumento perche´ e` stato usato male. Questo e` il concetto che mi pare possa essere espresso. In quel caso bisogna essere rigorosi nel punire…..”

In un altro punto dice “…Si continua a dire che si vuole combattere l’economia criminale, che si vogliono colpire i patrimoni illeciti, ma poi gli strumenti proposti da
tutti gli organi tecnici (Guardia di finanza, Banca d’Italia e anche il nostro ufficio) non trovano accoglimento in Parlamento. Mi sembra che questo sia un grave vulnus. …”

Il suo appello a rivedere in alcuni punti il disegno di legge è rimasto inascoltato.
Di fatto ancora una volta passa una legge fatta per proteggere il capo da intercettazioni e da inchieste che potrebbero scaturire. E poi diciamo visto che ci sono personaggi in parlamento condannati anche per reati di mafia è una legge per proteggere i propri sponsor.
Su intrecci mafia e politica potete guardare lo spezzone dell’intervista a Piero Grasso nella trasmissione “Che tempo che fa”.

Il tragico è che come al solito a pagarne le spese di questa politica scellerata saremo sempre noi onesti. Se poi a questa legge abbiniamo anche il decreto sicurezza con il nuovo reato di clandistinità troveremo che gli onesti, che vorranno giustizia, non potranno ottenerla in tempi brevi perchè i tribunali già ingolfati saranno subissati da cause per il nuovo reato come spiegato nell’articolo di Repubblica di Vladimiro Polchi “Comporterà la “totale paralisi” di “molti degli uffici giudiziari” l’introduzione del reato di clandestinità. Ad avvertire delle “pesanti ripercussioni negative” che la novità avrà è la Sesta commissione del Csm, nel parere al pacchetto sicurezza approvato all’unanimità, e che sarà discusso oggi pomeriggio dal plenum. Secondo i consiglieri, la nuova norma “non appare idonea a conseguire l’intento di evitare nel nostro Paese la circolazione di stranieri entrati irregolarmente”. E lede anche i diritti dei clandestini e dei loro figli, ad esempio quando viene chiesta per la dichiarazione di nascita l’esibizione del permesso di soggiorno da parte del genitore.

In particolare, sottolinea il Csm, le conseguenze peggiori, sul fronte del rallentamento della giudizia, si avranno per i giudici di pace: saranno “gravati da centinaia di migliaia di nuovi processi, tali da determinare la paralisi di molti uffici”. Ma problemi si avranno anche per gli “uffici giudiziari ordinari ,impegnati nel processo in primo grado e nelle fasi di impugnazione successive”. Il tutto peraltro senza che la norma serva al suo stesso scopo, quello di favorire l’allontanamento dei clandestini. I consiglieri infatti dubitano espressamente del suo “effetto deterrente”: “Una contravvenzione punita con pena pecuniaria non appare prevedibilmente efficace per chi è spinto a emigrare da condizioni disperate; senza dire che “già la normativa vigente consente alle autorità amministrative competenti di disporre l’immediata espulsione dei clandestini”; uno strumento su cui pesano “non già carenze normative ma difficoltà di carattere amministrativo e organizzativo”.

Ma non sarà solo il reato di clandestinità a pesare sugli uffici giudiziari: anche le diverse norme del pacchetto che prevedono inasprimenti sanzionatori o nuovi reati e su cui il giudizio di merito “è positivo”, avranno l’effetto di produrre “un ulteriore carico per il sistema penale, già particolarmente gravato e in evidente crisi di effettività” e per le carceri, “ormai allo stremo, avendo superato le 62mila presenze giornaliere”.

E poi c’è il problema della lesione dei diritti dei clandestini e dei loro figli operata da alcune delle norme del pacchetto sicurezza, come quella che richiede per la dichiarazione di nascita l’esibizione del permesso di soggiorno da parte del genitore. Norma che secondo i giudici è in contrasto con “il diritto della persona minore di età alla propria identità personale e alla cittadinanza da riconoscersi immediatamente al momento della sua nascita” previsto dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, “determinando una iniqua condizione del figlio di genitori stranieri non regolari nel nostro territorio”. Con la conseguenza che il neonato non solo “verrebbe privato della propria identità ma potrebbe essere più facilmente esposto ad azioni volte a falsi riconoscimenti da parte di terzi, per fini illeciti e in violazione della legge sull’adozione”.

Inevitabile, continua il Csm, poi, l’incidenza negativa del nuovo reato in tema di accesso a servizi pubblici essenziali relativi a beni fondamentali tutelati dalla Costituzione – il diritto alla salute, ad esempio – da parte degli immigrati non dotati, o non più dotati, di un valido titolo di soggiorno.

I relatori del testo sono Antonio Patrono (Magistratura Indipendente), Mauro Volpi (laico del centrosinistra) e Livio Pepino (Magistratura democratica).

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