Giovani, simpatici e mafiosi

Fonte: Il Manifesto del 15 novembre 2009 Di Davide Milosa
Papalia junior è latitante. Chi passa nella sua zona viene accerchiato Mico, Antonio, Salvatore la nuova generazione di boss a Milano
Quella cinquecento pare comparsa dal nulla. Sbucata dal nero della notte di Buccinasco, paese a sud di Milano, terra di imprese e di ‘ndrangheta. Un salotto di ville e giardini dove comanda il clan Barbaro-Papalia. E quella macchina? Resta attaccata alla nostra. All’improvviso sbuca una smart con un faro rotto. Supera e ci chiude davanti. Per terza ecco una bmw che si mette di lato, completando il sandwich. Si prosegue così per cento metri poi le macchine si allontanano. E noi con loro, via veloci verso Milano consapevoli di aver rischiato grosso, ma anche di aver documentato in presa diretta cosa significa, qui al nord, il controllo del territorio da parte della mafia.
La scena si svolge in via Vivaldi, stradone silenzioso puntellato da palazzoni rossastri. Un luogo anonimo se non fosse per un particolare: qui vive Domenico Papalia, classe ’83, figlio di Antonio Papalia, oggi al 41 bis, negli anni Ottanta referente della ‘ndrangheta per il nord Italia. Ora lo scettro del comando è passato nelle mani del giovane Mico. Un ruolo di rispetto che, come si è visto, comporta una buona rete di fiancheggiatori. «Papalia è un tipo tosto – raccontano gli investigatori – non dorme più di tre giorni nello stesso posto, non usa cellulari». Lui la puzza di sbirri ha imparato ad annusarla fin da piccolo. Durante i due anni dell’indagine Parco sud, conclusasi martedì con 15 arresti, il «ragazzino» ha scoperto tre microspie. Nelle carte dell’inchiesta compare anche il suo nome, eppure quando gli uomini della Dia sono andati a bussargli a casa non c’era. Da due giorni il giovane rampollo della ‘ndrangheta è latitante. E come lui è sfuggito al blitz un’altro piccolo principe del clan. Quell’Antonio Perre, classe ’84, soprannominato Toto u cainu. Fino a tre giorni fa, aveva svolto il ruolo di referente per conto del 35enne Salvatore Barbaro, in carcere dal luglio 2008, ma per anni regista degli interessi mafiosi nell’edilizia milanese.
Papalia, Perre, Barbaro. Eccoli, i volti nuovi della ‘ndrangheta a Milano. Volti da bravi ragazzi, cresciuti all’ombra della Madoninna e, a differenza dei padri, perfettamente a loro agio tra i tavolini dei locali più noti di Milano. Domenico Papalia, ad esempio, è solito frequentare il Toqueville di corso Como. Qui, una sera incontra un giovane imprenditore immobiliare. «Sapevo chi era Papalia», dirà. Per questo lo trova «simpatico» e gli presta, a fondo perduto, 40.000 euro. «Non sento Domenico da tre mesi, ma sono sicuro che mi restituirà i soldi».
Ovviamente non si tratta di prestito, ma di una vera regalia, perché il potere per il giovane Mico è un diritto di sangue. Ecco, infatti, come lo descrive Andrea Madaffari, vicepresidente della Kreiamo spa con sede in via Montenapoleone, secondo il gip cassaforte occulta del denaro mafioso. «Quel ragazzino non è un piripicchio qualunque sai chi è suo padre?». E il nome di Antonio Papalia, ritorna in altre intercettazioni del figlio, invitato proprio nella sede della Kreiamo a fare da garante in una disputa con il clan Sergi. «Speriamo – dice – che qua tutta questa situazione la risolviate sennò a me ve lo giuro mi dispiace. L’ho detto anche ad Antonio». Bastano queste parole per dare tono e sostanza al ruolo di Papalia, giovanissimo, eppure ascoltato da tutte le «famiglie», come i potenti Muià-Facchineri, interessate alla golosa torta degli appalti.
«Mo sto tornando con l’assegno», dice invece il giovane Perre a Salvatore Barbaro. Poco prima u Cainu era a colloquio con un imprenditore. «Allora Angelino – aveva detto Perre – lo sai che Salvatore aspetta i soldi, che facciamo con quest’assegno?». A quel punto l’imprenditore era sbottato. «Ve lo sto dicendo, tagliatemi la testa, ma io l’assegno non lo posso fare». Invece lo farà. In questa intercettazione sta la figura di Antonio Perre, prima factotum di Barbaro e poi esecutore degli ordini impartiti dal carcere. Tra i tanti quelli di imporre i camion della ‘ndrangheta nei cantieri di Milano. Questi sono i calabresi di Buccinasco. «Gentaglia di merda!», come dice un imprenditore. Gentaglia che comanda grazie a un potere mafioso ai vertici della ‘ndrangheta. Il fratello di Domenico, Pasquale Papalia, è sposato con la figlia di Antonio Pelle, principe nero di San Luca, arrestato la scorsa estate dopo 9 anni di latitanza, e morto ieri d’infarto. Un lutto lungo oltre mille chilometri: dall’Aspromonte al Duomo.

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