con Sophia Loren, Ibrahima Gueye, Renato Carpentieri, Babak Karimi, Abril Zamora
A 16 anni di distanza dall’ultima interpretazione da protagonista, Sophia Loren ha fatto il suo ritorno in La vita davanti a sé, film Netflix diretto dal figlio Edoardo Ponti. La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 1975 scritto da Romain Gary. È un film delicato ma difficile. Non è una storia d’amore, nè una storia di resistenza e neppure di amicizia. Va molto al di là di questi stereotipi che la critica ha voluto attribuirgli.
Ambientato a Bari, il film racconta la storia di Madame Rosà, un’anziana ebrea ed ex prostituta che per sopravvivere negli ultimi anni della sua esistenza decide di ospitare nel suo piccolo appartamento una sorta di asilo per i bambini in difficoltà, soprattutto di immigrate clandestine che si vendono per strada per campare. Su richiesta del dottor Coen e con parecchia riluttanza, Madame Rosa accetta di prendersi carico di un turbolento dodicenne di strada di origini senegalesi, di nome Momò. Con il rissoso ragazzo musulmano inizia una relazione tesa ed esplosiva, che inaspettatamente si trasforma in un rapporto intenso e drammatico.
Ci presenta due persone totalmente agli antipodi, diverse per età, cultura, razza e religione. Ma nonostante ciò, dopo un principio burrascoso, Madame Rosa e Momo scoprono di avere somiglianze, congenialità, entrambi in lotta con angosce e dolori a causa di un passato a dir poco disagevole. Ma è proprio quel passato doloroso a plasmare gli animi dei due, a farne due umanità con la coscienza vivida e sempre presente di un destino che non appartiene a loro e che non possono modificare e verso il quale si sentono tutti e due proiettati. La casa di Madame Rosa diventa metafora di famiglia: Momo e gli altri bambini che sono ospitati dall’anziana ebrea non hanno alcun legame di sangue tra di loro, ma, imparando ad accettarsi l’un l’altro ed a condividere le sfide di tutte i giorni, insieme rappresentano un nucleo inscalfibile, quasi impenetrabile.
Sophia Loren torna sul set e lo fa come al suo solito: da grande stella del cinema italiano. A 86 anni, l’attrice nata a Roma si conferma come una delle più grandi interpreti di sempre: tutto ruota intorno a lei e il suo viso, più bello che mai, riesce a trasmettere allo spettatore tutte le sofferenze ed i patimenti di Madame Rosa.
Il dolore dell’Olocausto, il passato da prostituta e una vecchiaia complicata per ragioni economiche e fisiche: la Loren riesce a sostenere il peso di un ruolo ponderoso, aiutata anche dall’ottima regia di Ponti.
La vita davanti a sé è un film che commuove, proprio in questo tempo dove i rapporti intensi, discreti e liberi sembrano scemare nel nulla per far posto alla rabbia, alla solitudine e al non senso. Un film che dice a chiare lettere da dove può nascere il bisogno di un senso, di un destino: dalla sfida della vita e da un cuore umano che non smette di essere tale, anche dentro gli enormi paradossi della vita. Significativa in proposito è la canzone di Laura Pausini Io sì (Seen) che fa da chiususra al film: Quando impari a sopravvivere/e accetti l’impossibile/nessuno ci crede, io sì/Non lo so io che destino è il tuo/ma se vuoi/se mi vuoi sono qui/Nessuno ti sente, ma io sì… Non è un film delle grandi emozioni, un film sulla tolleranza, sul perdono, o sul problema dell’integrazione degli immigrati, come hanno scritto alcuni. Oserei dire, come dice la canzone, che è un film sulla presenza. Sì, la presenza, così opposta ma necessaria all’assenza che sembra segnare questi tempi bui: non so che destino avrai nella vita e quale sarà il tuo avvenire, ma se vuoi e se hai bisogno di me io ci sono.
E’ un film che dice a chiunque, oggi, del bisogno di ritrovare il coraggio di una sfida, una sfida che non va delegata a nessuno, proprio perchè in gioco c’è il destino di ognuno.