Come si sta in pensione?

E’ la domanda che mi ha fatto un amico mentre eravamo fuori dal supermercato per la Colletta Alimentare. Dopo 6 mesi di mobilità sono andata in pensione ed ora sono due anni che sono in pensione. I primi giorni che ero a casa sarà stato perchè ero nella casa nuova a Milano, ero tornata dopo 20 anni di vita a Binasco a Milano, sarà stato che era aprile primavera inoltrata e il tempo invogliava ad uscire, trovavo veramente bello svegliarmi al mattino e dirmi: E oggi che cosa faccio? e decidere al momento lo svolgersi della giornata, uscire in bicicletta a fare un giro, andare ad una mostra, andare in darsena a prendere un po di sole e leggere un libro. Ogni giorno mi alzavo senza un programma e decidevo cosa fare. E poi ero impegnata con le varie pratiche per la mobilità prima e per la pensione dopo. E poi c’era Frida ancora in ospedale per cui ero impegnata a farle compagnia. Il tempo sembrava non bastare mai. Insomma non avere la giornata scandita dal tempo del lavoro ma scandita solo dalle cose che più mi interessavano mi piaceva molto.

Ma ora dopo quasi 4 anni di non lavoro, ammetto che il lavoro mi manca. Anche se non posso dire di essere stata senza lavorare per così tanto tempo perchè per quasi 2 anni ho aiutato un amica nel suo bar e il tempo che ci dedicavo era tanto. Ma ora con il Covid, con il fatto che si è costretti a stare a casa, a limitare i contatti il lavoro mi manca. Mi rendo conto che il lavoro mi aiutava a mantenere in esercizio il cervello, ogni nuovo progetto era una sfida alla mia intelligenza. Trovare soluzione ai problemi che mi si presentavano mi aiutavano ad avere una mente aperta, attenta a quello che intorno succedeva.

Passiamo tutta la vita a pensare a come sarà bello quando saremo in pensione. Non lo nego è bello, almeno per me, perchè ho una pensione che mi permette di vivere in maniera adeguata e vedere ogni mese l’accredito della pensione e non avere quindi il problema di come arrivare a fine mese è un gran beneficio. Ma vedo che se anche passo il tempo a leggere, ad impegnarmi in parrocchia o in altre attività, mi manca il lavoro che stimolava la mia mente e che mi faceva sentire parte di una società in sviluppo. Il lavoro è vero da dignità alla persona.

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