Ho fischiato Formigoni

Ebbene si il 25 aprile sono riuscita ad arrivare in Piazza Duomo ed ascoltare il comizio finale. C’era veramente tanta gente. Ho partecipato a tutti i 25 Aprile ed erano anni che non c’era la partecipazione di sabato.
Quest’anno il capo ha deciso che si doveva presenziare alle manifestazione del 25 aprile per non lasciare in mano alla sinistra la ricorrenza. E subito i servili sottoposti sono spuntati come funghi alle manifestazioni. Ed ecco Formigoni con un discorso che è stato tutta una provocazione.


Sin dall’inizio del discorso sono partiti i fischi.
L’audio non è il massimo ma provate comunque ad ascoltarlo e traetene voi le conclusioni. Ho cercato in Internet il testo o almeno parte del testo del discorso ma devo dire che la maggior parte degli articoli riportava solo la notizia dei fischi e mai le frasi più contestate.
Quello che posso dire è che mi sono inalberata quando si è riferito ai repubblichini di Salo come a quelli “che sbagliarono in buona fede”. Non si può accettare un’affermazione di questo genere parlando di coloro che combatterono per difendere l’Italia quale succursale della Gemania Nazista e che a fianco delle SS parteciparono a stragi infami.
Altro punto che mi ha fatto incazzare è quando ha detto che la liberazione è avvenuta grazie alle forza anglo-americane, come se non ci fosse stata la lotta partigiana, il sacrificio di migliaia di italiani antifascisti che hanno permesso all’italia di liberarsi della dittatura fascista.
Non riesco a vedere nè nel discorso di Berlusconi nè nei discorsi di altri esponenti della destra un reale e sincero riconoscimento del valore fondante dell’antifascismo, della lotta partigiana nella nostra costituzione.
Vedo solo un tentativo di appropriarsi della festa della liberazione facendola divenire una festa della libertà.

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Se volete vedere tutte le foto che ho scattato durante la manifestazione andate su Flickr.

Vi riporto l’articolo di Michele Dalai “Io, la generazione dell’odio che ha dimenticato di vigliare sul fascismo” pubblicato sull’Unità ieri che condivido appieno

Mercoledì mattina mi sono svegliato e non ho trovato l’invasor. Niente di tutto ciò, nessun tedesco in divisa sul mio zerbino, solo un giornale, La Repubblica. In prima pagina una firma pesante, una di quelle che quando forano il muro dei dispacci dal fronte Nuova Resistenza e di quella che Aldo Nove chiama fantascienza grigia lo fanno per buoni, ottimi motivi. Giorgio Bocca e il 25 aprile si frequentano da più di cinquant’anni. Mercoledì mattina mi sono svegliato e mi sono svegliato. Giorgio Bocca ha quasi 90 anni e dai tempi della Val Grana e del comando della Decima Divisione Giustizia e Libertà ne sono passati ben più di 60, ma la forza e la grazia con cui ha dosato le parole, ricostruito il contesto e rifiutato qualsiasi ri-lettura della Resistenza sono sempre le stesse, sono forse ancora migliori di quelle di altre celebrazioni,
di anni più lontani in cui il valore dell’antifascismo non è mai stato discusso non è mai stato minato da distinguo e distinguesti dell’ultima ora. Io sono nato in quegli anni, la mia generazione è cresciuta in quegli anni. Abbiamo respirato l’aria viziatissima dell’odio e siamo diventati piccoli e inevitabili reduci. Poi, all’improvviso, qualcuno ha deciso che non avremmo dovuto ripetere gli errori dei padri e dei fratelli maggiori e invece di una chiara presa di coscienza degli orrori ideologici ci è stata propinata una folle anestesia dei valori. Basta con il conflitto sociale, basta con le ideologie, basta con questo gioco sanguinoso della guerra civile e degli opposti estremismi. Via col disimpegno. Giorgio Bocca ha 90 anni e ha commesso tutti gli sbagli che una vita così lunga e piena di passione mette sulla strada di un uomo forte, ha combattuto e conosciuto bene il suo nemico.È stato il suo nemico. Giorgio Bocca è un antifascista perché ha visto e frequentato da molto vicino il fascismo. Io no, noi no. Lo abbiamo sempre considerato alla stregua di altri autoritarismi e per questo respinto senza troppa convinzione.
La mia generazione si è addormentata e ha preferito demandare il valore dell’antifascismo ai militanti,
ai comunisti, allo strenuo lavoro di sensibilizzazione dell’A.N.P.I. e al supporto incondizionato dei centri sociali, confondendo uno dei cardini su cui la Repubblica è nata e si è consolidata con una specie di volontariato militante. Abbiamo pensato che almeno noi non dovessimo dedicarci più a vigilare sul funzionamento democratico della Repubblica e sul rischio di infiltrazioni fasciste e tentativi di ricostruzione del peggior male possibile. Abbiamo sbagliato. Essere democratici non basta, non è
sufficiente in questo caso, abbiamo commesso uno dei doveri fondamentali, uno di quelli che garantiscono i diritti. Perché vedere uno come Borghezio che ha rivestito ruoli di responsabilità istituzionale mentre partecipava ad adunate fasciste, in cui chiedeva a gran voce di infiltrare le amministrazioni locali e faceva clamorosa ed evidente apologia del fascismo significa che noi, che io,ho dormito. Che abbiamo dormito in tanti, dando per scontato che il Male sia obiettivamente un male e che tutti dispongano di un apparato critico in grado di decodificarlo. Abbiamo permesso che il Sindaco della più importante città del Nord la consegnasse a una impensabile manifestazione xenofoba e filonazista con la grande giustificazione della libertà di espressione. Abbiamo sperato che tanto i cittadini avrebbero capito anche da soli che quelle bandiere nere, i saluti romani e le celtiche fossero lugubri e sbagliate. Bisogna ricominciare a raccontarsi che erano tutti ragazzi ma non erano tutti bravi ragazzi e che non lottavano tutti per degli ideali,perché la violenza, il razzismo,la sopraffazione e la guerra nazistanon sono e non possono diventare ideali. Perché la patria è bella in quanto somma di persone e di comunità e non solo in quanto luogo fisico non ancora completamente cementificato. Abbiamo dormito ma è tempo che tutti raccolgano quel testimone e non lascino che l’antifascismo diventi un tema di militanza ma torni a essere un valore indiscutibile, non scomponibile e adattabile alle bestialità pre e post elettorali. Abbiamo dormito, ma svegliarsi senza che l’invasor abbia (ancora), vinto è un sollievo. Ora è tempo di raccogliere i testimone, di ringraziare quel meraviglioso e collerico giornalista e garantirgli che quella fermezza, quella lucidità saremo in grado di farle nostre e di trasformarle in una certezza granitica.Una di quelle su cui non si fanno concessioni, tanto meno il 25 aprile.

One Comment

  • Chiprotesta

    Aprile 28, 2009 at 4:50 pm

    Quello che mi stupisce non è che qui vogliano rigirare a slogan politico la festa della liberazione a festa della libertà … E non mi stupisce neanche che pensino che nessuno si accorga della campagna di minimizzazione della storia . Mi stupisce però che chi di dovere non fa la voce grosse e non dica “giù le mani dalla liberazione”

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