Sono tante le lotte le proteste di lavoratori in cassa, senza lavoro ma la stampa ne riporta alcune ed altre no. Per alcune da visibilità per qualche giorno e poi se ne dimentica. Da alcuni giorni davanti Montecitorio in presidio permanente si trovano i lavoratori Ex-eutelia, uno dei lavoratori ha iniziato lo sciopero della fame
Da “Il fatto quotidiano” di Beatrice Borromeo
Sergio Palermo, 57 anni, non mangia da tre giorni. E quel che è più importante, non ha alcuna intenzione di toccare cibo “fino a che non avrò una data in mano, fino a che Gianni Letta non manterrà la sua promessa”. Sergio è debole, ma dice di sentirsi bene, seduto nel camioncino appostato in presidio permanente davanti a Montecitorio: “I politici vorrebbero che sparissimo, ma noi siamo qui. Ci
vedono ogni mattina quando entrano alla Camera. Fino a quando potranno ignorarci?”. I figli e la moglie di Sergio non hanno reagito
bene alla sua iniziativa e i compagni di lavoro salgono a turno sul furgone per chiedergli di smetterla, di fare almeno una staffetta. Ma lui ha la determinazione di chi da un anno non ha più un impiego, né uno stipendio, né il modo di far fronte alle esigenze della sua famiglia: “Dopo 33 anni in azienda prima in Bull, poi in Eutelia e poi in Agile, mi sono guadagnato il diritto di lavorare, perché sono un professionista, e non posso pensare che la mia vita sia finita a 57 anni, non posso pensare di essere diventato inutile”. Sergio non vuole che si personalizzi, che si parli della sua vicenda individuale, ma le manifestazioni non gli bastavano più: “Le lotte in piazza, sono tutte di facciata.
Questa è una cosa vera, non smetto finché non riaprono il famoso tavolo che ci hanno promesso. Finché non ci vedono. Anche perché, ammettiamolo, se cedo ora, che vita faccio da domani?”. Davanti al furgoncino c’è una scritta: “Digiuno perché sono quello che mangio”. E visto che “non sono niente, non mangio niente”, spiega Sergio. Ma, nonostante le apparenze, questa protesta vorrebbe ridare fiducia alle istituzioni: “Metto la mia salute nelle mani di Gianni Letta. Non so cosa farà, ma spero veramente che mi risponda. Ieri ci ha ricevuti il presidente Fini, sono passati di qui Vendola e Di Pietro. E ci fa piacere. Ma sappiamo tutti che l’unico che ha il potere di fare qualcosa è Letta”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, figura centrale nelle crisi aziendali più politicamente sensibili, si era preso un impegno. Era il 9 dicembre, sono passati sei mesi: Letta aveva promesso alla gente di Eutelia che, una volta commissariata l’azienda, avrebbe avviato un tavolo negoziale con le parti sociali, per gestire una situazione ormai insostenibile (Sergio e gli altri hanno ricevuto una sola quota della cassa integrazione fino a oggi). E il commissariamento c’è stato: per Agile ad aprile, e per Eutelia pochi giorni fa. Ma di Letta non si sono più avute notizie.