Da “Il Manifesto” del 24 maggio 2009 – di Davide Milosa
A Milano la ‘ndrangheta entra in politica. Nell’ultimo mese i boss hanno intrecciato rapporti e preparato il terreno. Luogo e data sono già fissati: le elezioni per il consiglio comunale di Cologno Monzese del prossimo 7 giugno. A tirare le fila di questa partita politica, che sfiora la giunta provinciale del presidente uscente Filippo Penati, è il clan Valle, cosca milanese alleata con la potente holding mafiosa dei Condello di Reggio Calabria. L’uomo in più della ‘ndrangheta è Leonardo Valle, classe ’72, di Reggio Calabria. Il suo nome sta scritto nero su bianco nella lista dei Riformisti, area socialista, in appoggio a Mario Soldano, sindaco uscente di Cologno e capolista del Partito democratico. Centrosinistra, dunque. La mafia non fa differenza quando c’è da dare l’assalto alla nuova speculazione edilizia che nascerà attorno a questo paesone dell’hinterland. I Valle, dunque. Ecco cosa si legge da un’informativa del Reparto operativo dei carabinieri di Milano. «Francesco Valle, noto come don Ciccio, è il capo del clan Valle legato alla cosca Imerti-Condello. A suo carico figurano precedenti o pregiudizi penali per associazione mafiosa e sequestro di persona». C’è di più. Leonardo Valle, per gli amici Leo, è uno dei quattro figli di don Ciccio. «Anche lui – scrivono i carabinieri – ha precedenti o pregiudizi per associazione mafiosa, estorsione e usura». Un inquietante intreccio confermato da un fatto singolare. Capita, infatti, che il manifesto politico di Leo Valle appaia fuori dalle vetrine di un bar in zona Fiera a Milano. Una presenza insolita visto che la candidatura è in un Comune che si trova dalla parte opposta della città. La stravaganza della cosa, però, è giustificata dal fatto che quel bar è riconducibile allo stesso clan Valle che lo usa come copertura per i propri affari. Ed è proprio seguendo i soci di questo locale che si arriva fino agli uffici della Provincia di Milano. Il titolare, infatti, è il fratello di un noto imprenditore calabrese. Quest’ultimo è attualmente indagato per usura e ritenuto dalla Questura contiguo ai Condello. Ma è anche amministratore di decine di società che hanno la sede a pochi metri dall’Arco della Pace. Si tratta di semplici srl, spesso inattive, ma con un fortissimo indice di liquidità, cui fanno capo imprese immobiliari, bar, ristoranti e società contabili. Ecco allora i fatti: circa un mese fa questo imprenditore calabrese si trova a una manifestazione preelettorale. Qui incontra Antonio Oliverio, uomo dell’Udeur e assessore provinciale alla Moda e al Turismo nella giunta Penati. Va detto che circa due settimane fa, Oliverio ha lasciato il centrosinistra per emigrare nel Pdl del candidato alla presidenza della Provincia Guido Podestà. Motivo ufficiale: l’incapacità, secondo Oliverio, della giunta Penati nel dare risposte ai problemi dei milanesi. Più maliziosa la versione che lega questo passaggio di casacca alla volontà di Penati di non ricandidarlo. Comunque sia, ecco come lo stesso Oliverio racconta l’incontro con l’imprenditore calabrese. In quel momento è ancora un assessore del centrosinistra. «Qualcuno mi presentò questo imprenditore calabrese che ha interessi nelle forniture dei bar di Milano. Lui, in quel momento, si stava dando molto da fare per cercare appoggi politici, era andato anche da quelli di Di Pietro. Mi disse che voleva mettere un suo amico a Cologno. Io gli dissi di sentire Cantalupo». Raffaele Cantalupo è assessore uscente della giunta comunale di Cologno e capolista dei Riformisti. Poi, un particolare che getta qualche ombra su quella conoscenza avvenuta per caso. Oliverio, che non risulta indagato e dichiara di non conoscere Valle, si dà da fare per procurare a quell’imprenditore alcuni biglietti per le sfilate. «Solo perché ero assessore alla Moda, li voleva per sua moglie». A questo punto l’imprenditore calabrese, che tra le altre cose è anche il cognato di Leonardo Valle, contatta Cantalupo. Questa la versione dell’assessore: «Qualcuno mi raccomandò Valle. Mi disse: è un bravo ragazzo e vuole impegnarsi». E lui, che Leo un po’ lo conosce perché a Cologno ha gestito un bar, accetta. Nessuno sospetto, ovviamente, sul fatto che fino a poche settimane fa il giovane erede di un casato mafioso così potente non si fosse mai occupato di politica. Qualche voce, però, era girata. Lo racconta Michele Carbone, candidato sindaco per Rifondazione comunista: «Sapevo del passato del padre di Leonardo Valle che era stato al 41 bis. Ne parlai con Cantalupo e Soldano». Per Cantalupo però è troppo tardi. «Le liste – dice – erano già state ufficializzate». Forse è così. Ma che la mafia fosse entrata a piedi uniti in queste elezioni, lo si poteva immaginare già dal 18 maggio scorso, quando Edmundo Currà, candidato, guarda caso per i Riformisti, aveva ricevuto una busta con due proiettili e la scritta: «Questi sono i tuoi voti». Probabilmente l’avvertimento a farsi da parte per lasciare spazio ad altri.