Come lo Stato sostiene la lotta alla mafia

In questi giorni Berlusconi e compari si sono riempiti la bocca e presi il merito per gli arresti di latitanti. Continuano a sparare cifre relative ad arresti e sequestri di beni ai mafiosi, compaiono in tutte le trasmissioni televisive per fare spot di governo impegnato a fondo nella lotta alla mafia cercando così di disinnescare la bomba Spatuzza.
Nei fatti però continuano a non supportare gli uomini che sono dietro a questi successi anzi continuano con i loro attacchi alla magistratura, e non fanno nulla per aumentare gli investimenti nel settore giustizia.
Non ultimo il caso del magistrato Gerardo Dominijanni che lascia il suo incarico presso la Dda di Catanzaro perchè sente ormai da tempo che lo Stato non è interessato alla sua sicurezza fisica.
Il magistrato denuncia in un’intervista riportata su “Il fatto quotidiano” di oggi, che da tempo aveva evidenziato nelle sedi competenti problemi legati alla sua sicurezza. Problemi aumentati con le dichiarazioni di un pentito che riferisce di un progetto di attentato nei suoi confronti.
Ma a due anni dalla dichiarazione delle Prefettura che la casa del magistrato doveva essere dotata di sistemi di difesa attivi e passivi per garantirne la sicurezza, nulla è stato fatto. Il servizio di auto blindata gli era stato sospeso ed ora è stato riattivato senza motivarlo in un senso nè nell’altro. Però non gli è possibile utilizzare l’auto al di fuori del tragitto casa lavoro.

Questo è il modo in cui il governo attuale appoggia attivamente la lotta alla mafia: non difende i propri uomini, toglie credibilità alle istituzione e alla magistratura, non investe, disincentiva l’onesta con azioni quali per esempio lo scudo fiscale, riconsegna i beni sequestrati alla mafia, mettendoli all’asta senza nessuna garanzia e controllo.

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