Vi invito a sottoscrivere l’appello qui sotto riportanto andando a questo link e lasciando un commento
“Una donna uccisa dal proprio uomo, compagno, fidanzato, ogni tre giorni è una guerra a bassa intensità che accade tutti i giorni sotto gli occhi di tutti ma della quale non si parla.” Sandro Bellassai – Maschile Plurale
Dal 20 giugno scorso, in poco più di venti giorni sono state assassinate undici donne dal compagno o dall’ex.
Tra le vittime anche un uomo, il nuovo fidanzato di una delle vittime. La più giovane aveva sedici anni, la più ‘vecchia’ poco più di quaranta.
In base ai dati statistici raccolti dalla Casa delle Donne di Bologna, in Italia una donna muore assassinata dal partner ogni due/tre giorni. Sono oltre 100 le donne che ogni anno, dopo anni di violenze e stalking vengono assassinate per mano di un familiare, oppure mentre stanno affrontando la separazione.
E’ significativo che il rischio di essere assassinata per una donna aumenti proprio quando sta affermando la propria volontà di interrompere la relazione. Il fenomeno del ‘femminicidio’ in Europa aumenta mentre complessivamente sono in calo gli omicidi anche quelli attuati dalla criminalità.
Che dire?
Dopo un bollettino siffatto i non-italiani potrebbero chiedersi se si tratta di un’escalation pakistana, dall’acido solforico all’assassinio.
Invece, è Italia.
In questi ultimi giorni, molti sono i commentatori ed i blogger che offrono un’analisi del fenomeno.
Non tutte convincenti.
Ovviamente, c’è anche chi straparla: “Se la sono cercata”, “Le donne fomentano”, “Le donne esasperano”. C’è anche un blogger elvetico che chiede parità di informazione per uomini malversati e picchiati dalle donne. Addirittura, la Legge italiana sentenzia attenuanti alle condanne se la donna picchiata sapeva reagire o si dimostrava ‘poco vittima’.
Sembra, a volte, che si indulga più facilmente a capire questi delitti che non a condannarli tout.
Per la nostra proteiforme opinione pubblica potrebbe andare bene quasi tutto – dall’insicurezza maschile, al contagio comportamentale (tipo le ondate di suicidi), dalla debolezza affettiva, all’attaccamento materno mai risolto – ma delle lacune (lagune, potremmo dire!) di cultura e civiltà non se ne può parlare?
Nonostante ci si riempia di indignazione e di pubbliche condanne, il mainstreaming italiano (di cui fa parte anche una sorniona e compiacente elite intellettuale) incita gli uomini a pensarsi onnipotenti e a disporre delle vite degli altri, mogli, amiche, compagne, fidanzate, madri e – non dimentichiamolo – figli.
Sono i fatti che ce lo dimostrano.
Le donne diventano cose e in quanto cose possono essere buttate, distrutte, eliminate quando non sono più di colui che se ne sente proprietario. La logica dell’utilizzatore finale ha preso il sopravvento e, in effetti, a ben guardare, alle vittime dei numerosi reati non è offerta altra opzione che la FINE. Si parla del “solito psicopatico”, del caldo che fa ammattire per portare fuori da noi il MOSTRO, illuderci che non si possa fare nulla.
E invece esiste un’EMERGENZA e riguarda le donne in primis perché soggetti deboli ma è trasversale a generi e etnie: il RISPETTO dell’altro è stato barattato con l’esercizio di POTERE sull’altro.
Non è più tempo di demandare.
E’ giunto il momento che ognuno di noi prenda coscienza della propria responsabilità sociale e civile.
Dobbiamo agire, promuovere una sensibilità che abbia a cuore i diritti degli altri, delle donne, dei deboli.
Siamo sicuri che l’immaginario stereotipato (donna/merce; donna/moglie e mamma) che riguarda il femminile e che investe POLITICA, MEDIA, PUBBLICITA’ non abbia un ruolo in tutto quello che sta succedendo?
Lo stesso Presidente Napolitano, riferendosi allo stile di comunicazione svilente per le donne parla di “contesto favorevole dove attecchiscono molestie sessuali, verbali e fisiche”.
Siamo sicuri che un cambiamento di percezione nei confronti del femminile e la promozione del rispetto non servano ad arenare il MOSTRO?
I ‘femminicidi’ ci riguardano TUTTI.
Riguardano la nostra società.
Riguardano gli uomini.
Riguardano le donne.
Riguardano i nostri figli e le nostre figlie.
Tocca a noi oggi.
Domani è già troppo tardi.