Da alcuni giorni avevo voglia di vedere il mare ed oggi ho preso la macchina e sono andata a Recco. Ho passato alcune ore distesa su uno scoglio a leggere il giornale, a prendere un po’ di sole, ad ascoltare le onde del mare. Sono arrivata che erano circa le 12,30 e in spiaggia c’erano un po’ di persone ma c’era abbastanza silenzio e tranquillità. Sono andata via alle 16,00 perchè nel pomeriggio la spiaggia si è riempita e giustamente c’erano bambini che si divertivano facendo il bagno e facendo i tuffi dal molo. Ma io avevo voglia di tranquillità per cui me ne sono tornata a casa. Continua a pensare come fare per andare a vivere in un paese di mare. Sono stanca di Binasco, sono stanca di Milano sono stanca dell’umidità del grigio e della nebbia. Voglio il sole e voglio avere nelle orecchie il suono del mare tranquillo o agitato, nel naso voglio il profumo del mare e non quello dell’umidità. E’ un periodo in cui mi sento un po’ malinconica e la giusta poesia per raccontare il mio stato d’animo è una poesia di Pablo Neruda da “Cento sonetti d’amore” XC
Pensai di morire, sentii dappresso il freddo,
e di quanto io vissi solo te lasciovo:
la tua bocca era il mio giorno e la mia notte terresti
e la tua pelle la repubblica fondata dai miei baci.
In quell’istante finirono i libri,
l’amicizia, i tesori accumulati senza tregua,
la casa trasparente che tu ed io costruimmo:
tutto cessò d’esistere, meno i tuoi occhi.
Perchè l’amore, mentre la vita c’incalza,
è semplicemente un’onda alta sulle onde,
ma ahi quando la morte viene a bussare alla porta
solo c’è il tuo sguardo per tanto vuoto,
solo la tua chiarità per non continuare a esistere,
solo il tuo amore per chiudere l’ombra.
E mentre scrivevo questo post un mio amico ha pubblicato su Facebook una poesia di Neruda e che aggiungo perchè anche questa descrive il mio stato d’animo
Lentamente muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
…rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
(P. Neruda)