La musica nordica: un accento romantico ma non solo

di Giuseppe Scalella OSA

La musica nordica ha esercitato sempre un particolare fascino su di me.
Le sue origini risalgono al periodo medievale: le canzoni popolari riportate in luce dalla ruralità ci consegnano un patrimonio intatto e incontaminato che sarà un ingrediente sempre presente nella musica di tutti i musicisti scandinavi e aree affini che si succederanno nei quattrocento anni di storia successiva; dicevo affini perchè gli “umori” nostalgici derivanti dalle condizioni di vita speciali di quegli abitanti sono stati motivo di interesse anche di molti compositori di paesi che si affacciano sul Baltico e sul Mare del Nord.
Fino all’inizio del 1800 i popoli scandinavi e anche i suoi musicisti non possedevano ancora delle scuole di composizione e soprattutto non avevano esperienze allargate al di fuori dei confini delle loro nazioni. Con lo sviluppo dei primi mezzi di trasporto fu possibile per tutti coloro che volevano approfondire lo stato dell’arte potersi recare nel centro Europa (Germania, Francia e Italia) e avere quei contatti fondamentali per lo sviluppo e la credibilità delle lore risorse.
Nei primi anni dell’Ottocento, in Europa, lo stile musicale classico stava passando la mano a quello del Romanticismo. Si crearono, quindi, le premesse per intensi scambi culturali incrociati: basti pensare da una parte al compositore finlandese Fredrik Pacius (1809 –1891), considerato il “padre della musica finlandese” che dopo aver studiato il romanticismo in Germania lo riportò nella madrepatria

e dall’altra il compositore svedese Franz Berwald (1796-1868), famoso sinfonista romantico che invece passò la sua carriera musicale a Berlino.

La Danimarca portò alla ribalta un altro sinfonista Niels Gade (1817-1890) tanto apprezzato negli ambienti colti europei,

mentre la Norvegia esprimeva Johann Svendsen (1840-1911) che portava gli elementi tipici del suo paese nell’orchestra. Tutti questi artisti furono i più importanti primogeniti della musica scandinava.


Il più grande di tutti è certamente Edvard Grieg (1843-1907): una produzione pianistica di altissimo valore con chiarissimi riferimenti musicali devoti al suo paese d’origine, ed una suite, la sua “Peer Gynt”, che rimane una pietra miliare della musica classica e dell’intero patrimonio musicale mondiale.


Pian piano la musica scandinava si sgancia dai modelli europei e riacquista una sua originalità, data soprattutto dai riferimenti continui alla musica popolare.
Basterebbe ascoltare la musica di H. Børresen, danese, vissuto tra la metà del 1800 e la metà del 1900, e in particolare la sua Sinfonia n. 1 in Do minore.

Si avverte tutto l’animo nordico, mistico e aperto a un destino i cui riflessi si scorgono nei grandi paesaggi innevati e gelidi del Nord europa ma altamente evocativi. Un uomo che si trova a lottare contro una natura, avversa da un lato, ma dall’altro ricchissima di rimandi a cieli sereni che non sono altro che segni di un’umanità matura.

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