Che differenza c'è tra quello che io chiamo caritativa e il volontariato?

Papa Francesco a riguardo ci insegna :
” Se parliamo troppo noi, non riusciremo ad ascoltare loro. Spesso, ho timore che tante iniziative pur meritevoli e necessarie, siano rivolte più a compiacere noi stessi che a recepire davvero il grido del povero”.
Questo rapportarsi con il povero, dopo l’ascolto ci chiama ad essere risposta e perché questa non sia, appunto, assistenzialismo, bisogna andare oltre a ciò che solamente vediamo.

Come scriveva Carron:”Una cosa è semplicemente rispondere ad un’urgenza, a un bisogno, un’altra cosa è scoprire la natura del bisogno e chi può rispondervi”(Tracce maggio 2018)
L’assistenzialismo ci porterà a rimanere delusi. Pensiamo alle tante offerte per le missioni o ad altri aiuti umanitari. Cosa è avvenuto poi?
Se alla risposta non c’è un’educazione del vero bisogno, un’educazione ad aprirsi all’altro, non si può riconoscere la differenza tra “Caritativa e volontariato”.

C’è nel libro “L’abbraccio” di Azurmendi una bella testimonianza di Miriam (pag.157) dice “…Perchè vado ( in caritativa)?Vado per imparare a vivere la legge della vita che è la gratuità. Dare il mio tempo libero per aiutare coloro che ne hanno bisogno educa in primo luogo me a condividera la vita con altri, cosa che corrisponde a ciò che sono io. Poco a poco smetto di misurare il mio piccolo contributo e rispondo semplicemente a quello che ho davanti”

In un incontro qualche sera fa una persona ha detto che quello che chiedeva alle persone che assistiva semplicemente era uno sguardo di gratitudine per quello che avevano ricevuto. Ecco io ci ho pensato. Perchè vado da una famiglia a portarle il pacco viveri due volte alla settimana? per ricevere quello sguardo? per risolvere il loro problema di mancanza di cibo? No. So che quello che porto è insufficente alle loro necessità materiali. Vado per condividere la loro difficoltà che è la mia, vado per fare loro compagnia, vado per portargli quello che io ho incontrato cioè Cristo, vado per educarmi. E’ successo che la famiglia che mi era stata assegnata inizialmente fosse diffidente, prendeva il pacco e chiudeva la porta ma il senso della caritativa è proprio questo non scappare di fronte a un rifiuto, ma imparare a guardali nelle loro difficoltà e guradare ai loro bisogni reali trovando il modo per avvicinarsi a loro e alla loro umanità giocando la mia umanità.

Inserisco qui sotto due documenti il primo è l’inserto del 2018 a Tracce che sono gli appunti di un incontro di universitari impegnati nella “caritativa” e Julian Carron presidente della Fraternità di CL e il secondo documento è “Il senso della Caritativa” di Don Giussani

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