Riflessione sulla vita parrocchiale

Leggendo un articolo su Tracce del mese di Maggio “La guerra e noi” di Alessandra Stoppa, che è l’intervista a Monsignor Paolo Pezzi arcivescovo della Madre di Dio di Mosca, la risposta che l’arcivescovo ha dato alla domanda: “La prospettiva del Papa sul conflitto è facilmente ridotta o interpretato. Lei cosa vede nella posizione di Francesco? E come possiamo immedesimarci nel suo sguardo?” dove riporta frasi di Papa Francesco, dette nel suo viaggio in Iraq di un anno fa, e che mi è risultata molto significativa ribaltata su questioni, comportamenti parrocchiali che vedo svolgersi in questo periodo.

Papa Francesco ci spiazza, ecco cosa vedo. Mi sembra sempre interessato ad andare al nocciolo della questione. E a usare di tutto per non chiudere mai. Basti pensare a come si è comportato con i governanti del Sud Sudan in conflitto tra loro, entrambe le parti cristiane: per convincerli al dialogo non ha dato loro di ricordarsi di essere cristiani. Si è prostrato e ha baciato loro i piedi. In questo tempo, ad immedesimarmi nel suo sguardo mi aiutano le parole che lui stesso ha pronunciato nel viaggio in Iraq di un anno fa: “Da dove può cominciare allora il cammino della pace? Dalla rinuncia ad avere nemici. Chi ha il coraggio di guardare le stelle, chi crede in Dio, non ha nemici da combattere. Ha un solo nemico da affrontare, che sta alla porta del cuore e bussa per entrare: è l’inimicizia. Mentre alcuni cercano di avere nemici più che essere amici, mentre tanti cercano il proprio utile a discapito di altri, chi guarda le stelle delle promesse, chi segue le vie di Dio non può essere contro qualcuno, ma per tutti. Non può giustificare alcuna forma di imposizione, oppressione, prevaricazione, non può atteggiarsi in modo aggressivo.

Non c’è solo la guerra delle armi, ma c’è anche la guerra senza armi all’interno di comunità, famiglie, gruppi di “amici”. E devo dire che nella vita di una parrocchia, mi fa specie vedere certi comportamenti, certi atteggiamenti che sono atteggiamenti di guerra e non di pace.

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