Stamane ho comprato “Famiglia Cristiana” per riportare qui per intero l’editoriale riassunto ieri da varie testate giornalistiche.
Con la lettera di Don Paolo Farinella, che ho postato, ho voluto evidenziare lo stato d’animo in cui si trovano esponenti della Chiesa. Stato d’animo per ora a mio parere non corrisposto anche dalle alte gerarchie della Chiasa. Mi sembra che valga il pensiero che ci siano due morali: una per gli umili e una per i potenti.
Una Chiesa così ambigua come può pretendere poi di imporre all’Italia laica leggi, modi di vita e morale a due velocità?
“Il Presidente del Consiglio non deve illudersi che la Chiesa taccia. La Chiesa non rinfaccia nulla a nessuno, per carità cristiana, ma è evidente che i vescovi hanno una precisa morale da difendere.”
Così comincia l’intervista a monsignor Ghidelli, vescovo di Lanciano e Ortona,noto biblista apparsa domenica 21 giugno sul “Corriere della Sera”, a proposito delle vicende che hanno investito una delle più alte cariche istituzionali del Paese. Il suo disagio e quello di altri vescovi hanno fatto eco all’editoriale di Avvenir, in cui si chiedeva al presidente del Consiglio “un chiarimento sufficiente a sgombrare il terreno dagli interrogativi più pressanti, che non vengono solo dagli avversari politici ma anche da una parte di opinione pubblica non pregiudizialmente avversa al premier.”
Il vescovo di Mazzara del Vallo, monsignor Mogavero, ha aggiunto “Tra il livello pubblico, di governo, e quello privato e inviolabile di coscienza, c’è un terzo piano: quello dell’immagine. I comportamenti di chi governa possono determinare maggior credibilità oppure una delegittimazione, parziale o totale. Certi comportamenti possono incrinare la fiducia fino ad una delegittimazione di fatto.”.
Chi ha l’onore e l’onere di servire il paese ( senza servirsene), per di più con una larga maggioranza, quale mai si era vista nella storia della Repubblica, è doveroso che si dedichi a questo importante compito senza “distrazioni” che un capodi Governo, non può permettersi. L’alta responsabilità comporta restrizioni movimenti e comportamenti adeguati alla carica per servire a tempo pieno il Paese e dedicarsi totalmente al “bene comune” dei cittadini.
A maggior ragione oggi, che il Paese è alle prese con una delle più gravi crisi economiche ( ma anche morali) che abbia mai affrontato, con moltissime famiglie sulla soglia di povertà, lavoratori senza più occupazione e giovani precari a vita, senza futuro e speranza. Che esempio si dà alle giovani generazioni con comportamenti “gaudenti e libertini”, o se inculchiamo loro i valori del successo, dei soldi, del potere: traguardi da raggiungere a ogni costo, anche tramite scorciatoie e strade poco limpide?.
Ggi il Paese più che di polveroni e distrazioni, necessita di maggiore sobrietà, coerenza e rispetto delle regole. E soprattutto, chiarezza. Non solo a parole ma concretamente, con i fatti. A poco servono imbarazzanti e deboli difese di ufficio dei vari “corifei”, “caudatari”, o “maschere salmodianti” ( come li ha definiti qualcuno), che ci propinano a ogni ora ritornelli e moduli stantii, a difesa dell’indifendibile. O nel tentativo “autolesionista” di minimizzare tutto, spostando la mira su altri bersagli. Ancora peggio poi quando “la pezza è più grande dello sbrego” come si dice, e si definisce il presidente del Consiglio “l’utilizzatore finale” di un giro di prestazioni a pagamento ( ammesso che sia vero) e si considerano le donne “merce”, di cui “si potrebbe averne quantitativi gratis”. Naturalmente.
Non basta la leggitimazione del voto popolare o la pretesa del “buon governo” per giustificare qualsiasi comportamento, perché con Dio non è possibile stabilire un “lodo” tanto meno chiedergli “l’immunità morale”. La morale è uguale per tutti: più alta è la responsabilità, più si ha il dovere del buon esempio. E della coerenza, che è anche una virtù, e dà credibilità alle persone e alle loro azione.
Sull’operato del presidente del Consiglio, oggi fanno riflettere certi silenzi “pesanti”, anche all’interno della stessa maggioranza. La Chiesa però, non può abdicare alla sua missione e ignorare l’emergenza morale nella vita pubblica del Paese. Nessuno pensi di allettarla con promesse o riccattarla con minacce perché non intervenga e taccia. I cristiani ( come dimostrano le lettere dei nostri lettori) sono frastornati e amareggiati da questo clima di decadimento morale dell’Italia, attendono dalla Chiesa, una valutazione etica meno “disincantata”. Non si può fare finta che non stia succedendo nulla, o ignorare il disagio di fasce sempre più ampie della popolazione, e dei cristiani in particolare.
Il problema dell’esempio personale è inscindibile per chiunque accetta una carica pubblica. In altre nazioni, se i politici vengono meno alle regole ( anche minime) o hanno comportamenti discutibili sono costretti alle dimissioni. Perché tanta diversità in Italia?. L’autorità senza esemplarità di comportamenti non ha alcuna autorevolezza e forza morale. E’ pura ipocrisia o convenienza di interessi privati. Chi esercita il potere, anche con un ampio consenso del popolo, non può pretendere una “zona franca” dall’etica. Né pensare di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa: è il classico piatto di lenticchie, da respingere al mittente. Parlando di De Gasperi, grande statista trentino, Benedetto XVI ha indicato come modello di moralità per i governanti: “Il ricordo della sua esperienza di governo e della sua testimonianza cristiana siano di incoraggiamento e stimolo per coloro che reggono le sorti dell’Italia, specialmente per quanti si ispirano al Vangelo”. “De Gasperi”, ha aggiunto il Papa è stato autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche, senza servirsi della Chiesa per fini politici e senza mai scendere a compromessi con la sua retta coscienza”.
In una nota pubblicata dal SIR ( Servizio informazione religiosa cioè l’agenzia di notizie dei vescovi) del 26 maggio scorso, Riccardo Moro afferma che le vicende personali del premier offrono “un contributo sgradevole al sereno sviluppo dei rapporti democratici”. E al premier che assicura di “chiarire in futuro” i dubbi sollevati dalla stampa nazionale ed estera, chiede. “Ma se nulla di quanto è ignoto è riprovevole perché rinviare? Se non vi è nulla da nascondere, alimentare i misteri rinviando spiegazioni, rivela una considerazione della stampa e dell’opinione pubblica particolarmente irriguardosa.” E aggiunge: “ la libera stampa indipendente è uno dei fondamentali della democrazia per il controllo sull’azione del Governo e per veicolare informazioni e dialogo democratico tra i cittadini, non un disturbo dell’azione democratica”
Di fronte all’Italia che arranca, di fronte al polverone mediatico delle vicende del premier, i problemi reali del Paese( famiglia, lavoro, immigrati, riforme…) sono passati in secondo ordine. C’è da augurarsi quanto prima, che da una “politica da camera da letto” si passi ad una vera politica delle “camere del Parlamento”, restituite alla loro dignità e funzioni. Prima che la fiducia dei cittadini verso le istituzioni prenda una via senza ritorno. A tutto c’è un limite. Quel limite di decenza è stato superato. Qualcuno ne tragga le debite conseguenze.