Sordidi silenzi di Cluadio Fava

Riporto l’editoriale di Claudio Fava apparso oggi sull’Unità.Condivido ogni sua parola.

Un sindaco che nega l’autorizzazione a una manifestazione antimafia non si vedeva in Italia dai tempi di Danilo Dolci: è accaduto tre giorni fa a Fondi, provincia di Latina. Un partito di governo che cancella per decreto e per protervia la memoria di un caduto di mafia non si vedeva dai tempi in cui erano i fascisti a cancellare a manganellate la storia del paese: è accaduto a Ponteranica, provincia di Bergamo, una settimana fa. E poco importa che le camicie non siano più nere ma verdi: un partito che si mette in divisa alla fine è capace solo d’inventarsi ronde e di fregarsene della lotta a Cosa Nostra. Qualcosa sta accadendo nel paese.Qualcosa
di più profondo e di più preoccupante dei festini di Berlusconi con le sue cortigiane. Qualcosa che ci interroga tutti, nessuno escluso: anche a sinistra. Sono i pensieri d’abitudine che accompagnano questi fatti, pensieri mesti e rassegnati di chi crede che siano solo bravate di provincia e non vale il caso di perderci il sonno che tanto i problemi sono altri, che con la lotta alla mafia non si riprendono i posti di lavoro perduti e che
in piazza non ci si può andare sempre e solo a protestare, benedetti figlioli, ieri a Fondi, oggi a Ponteranica, domani chissà dove. Ci stiamo abituando ai nostri luoghi comuni, a considerare la memoria solo un
puntiglio da orfani, ad aspettare che siano i processi a consegnarci ogni verità, a ritenere la questione morale una cosa ingiallita, da museo, da circolo dei civili. Ci stiamo abituando ai passi di danza di una politica con le unghie tagliate, a un’opposizione attenta solo alle buone maniere, ai toni accomodanti, alle cose da non dire. E
invece alcune cose vano dette: non solo a Berlusconi, non solo al suo scudiero Dell’Utri. Dov’era, ad esempio, il presidente della Commissione antimafia Pisanu mentre diecimila ragazzi a Ponteranica ricordavano il sacrificio di Impastato? Perché non ha speso una sola parola sulla sacrosanta richiesta del prefetto di Latina di scioglimento del comune di Fondi per infiltrazioni mafiose? Che senso ha presiedere – super partes – una commissione parlamentare sulla mafia e non trovare il coraggio civile per dire che il consiglio dei ministri da un
anno ha dolosamente insabbiato la relazione di quel prefetto? Chi ha sentito profferir verbo al ministro dell’interno Maroni di fronte allo sciacallaggio della giunta di Ponteranica che ci ha mandato a dire: tenetevi i vostri morti di mafia, teneteveli in Sicilia, teneteveli fuori dalle nostre valli? Vorrei dire, per una volta, che delle escort del signor presidente del Consiglio non me ne frega nulla e che questi silenzi mi sembrano perfino più colpevoli, più sordidi, più oscuri. Se vogliamo cambiare qualcosa in questo paese, rimbocchiamoci le maniche. Andiamo a rimetterla noi al suo posto la targa di Peppino Impastato. Occupiamo il comune di Fondi e quello di Paternò, giù in Sicilia, fino a quando il consiglio dei ministri non discuterà sul loro scioglimento. Piantiamo di nuovo il nostro ulivo: ma poi difendiamolo. Senza lamenti, senza vittimismi, senza chiedere permesso.

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