Pomeriggio movimentato nei palazzi della politica milanese, con tre avvisi di garanzia recapitati sulle scrivanie del governatore Roberto Formigoni, del presidente della provincia Guido Podestà e del sindaco Letizia Moratti. Per tutti è contestato l’articolo 647 del codice penale ovvero «il getto di cose nell’aria». Tradotto: pessima gestione del piano antinquinamento. Tutto nasce da un esposto del Codacons sul quale in un primo momento il pm Giulio Benedetti aveva fatto richiesta di archiviazione. Richiesta respinta dal gip Marina Zelante che ha così disposto nuove indagini. «Un atto dovuto e di garanzia», spiega il procuratore aggiunto Nicola Cerrato a capo del pool sui reati ambientali. L’avviso di garanzia servirà ad acquisire i documenti e per «verificare quali provvedimenti sono stati adottati dagli enti locali per evitare il superamento dei livelli di Pm10». Per lo stesso reato, sottolinea il Codacons, «sono già stati rinviati a giudizio il presidente della regione Toscana Claudio Martini e il sindaco di Firenze Leonardo Domenici». Un identico procedimento sarebbe in corso a Palermo.
Le 16 pagine di esposto suonano come un vero atto d’accusa «perché – si legge – nonostante l’ampio numero di giorni di superamento del limite, né il presidente della regione né il sindaco hanno ritenuto di dover prendere provvedimenti urgenti che potessero ridurre i valori degli inquinanti». Dopodiché «se 35 volte in un anno si sono superate le soglie dell’inquinamento ne rispondono per legge il presidente della regione e il sindaco». E il fatto diventa ancora più grave se si pensa al numero di morti provocate dallo smog. «A Milano e in altre 13 città- scrive il Codacons – si registrano 8.220 decessi l’anno».
Dal canto suo Roberto Formigoni, ha sfoderato un’inedita ironia dando lui stesso notizia dell’avviso di garanzia ricevuto e precisando «di essere puro come acqua di fonte» perché «in questi 15 anni ho affrontato dieci processi e sono finiti tutti con dieci assoluzioni». Dopodiché, l’inevitabile attacco alla magistratura. «Il tanto desiderato, invocato, avviso di garanzia al presidente Formigoni – ha detto lo stesso governatore in conferenza stampa – è arrivato. Finalmente hanno trovato come incastrare il presidente della regione». Parole molto simili a quelle che da mesi va dicendo il presidente del consiglio sul fronte delle indagini di mafia. Cambia la sostanza ma non la forma, come ha fatto notare Gianni Pagliarini, segretario del Pdci Lombardia.
Insomma, per Formigoni si tratterebbe dell’ennesimo attacco a orologeria in vista delle regionali del 2010. In questo caso, però, non si capisce se il “mandante” sia la sinistra oppure altri. E’ noto, infatti, che nei mesi scorsi proprio la Lega, forte degli ultimi successi elettorali alle provinciali, abbia avanzato pretese per la poltrona oggi occupata da Formigoni. «Credo – aveva detto Davide Boni, capodelegazione del Carroccio nella giunta regionale- che Formigoni meriti più che la presidenza a vita della regione perché con l’esperienza che ha è giusto faccia altre cose». Un modo elegante per dare il ben servito al pupillo di Silvio Berlusconi. Era il 22 luglio. Poi il 23 novembre, la blindatura finale, voluta e ottenuta dal premier, con la candidatura di Formigoni sottoscritta a denti stretti anche dalla Lega. A questo punto, però, lo scenario potrebbe cambiare.
Intanto, da palazzo Isimbardi, sede della provincia, il presidente Guido Podestà ha fatto sapere che «i fatti contestati sono avvenuti prima della mia elezione». Silenzio, invece, da palazzo Marino. Per il sindaco Moratti, l’esposto del Codacons ipotizza anche il reato di «omissione di atti d’ufficio» perché come «ufficiale del governo ha l’obbligo di intervenire d’urgenza ogni volta che si profila un pericolo per la salute pubblica».
Da tutto questo emerge una prima certezza: a fronte di livelli di inquinamento che a Milano vengono superati anche dentro gli uffici, l’Ecopass appare solo come un buon metodo per fare cassa. Nel 2008 sono state emesse oltre un milione di multe, circa 54mila al mese. Un tesoretto per la casse comunali di 88 milioni di euro.
Fonte testo: Il manifesto del 2/12/2009 di Davide Milosa