“Più che un incontro è stato un one-Prestigiacomo-show. Il ministro ha parlato della situazione dell’Ispra in generale, ha dato numeri sbagliati sul precariato, ma quando abbiamo provato a farglielo notare non ha ascoltato. E ci ha detto di non affrontare tematiche
tecniche perché lei di quello non si occupa. E allora noi che ci siamo andati a fare?”. Non è un buon bilancio quello che stilano i ricercatori dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale dopo l’incontro di ieri con Stefania Prestigiacomo.
L’impegno in prima persona del ministro era arrivato il 31 dicembre, in seguito alle tensioni tra i ricercatori (da quarantatré giorni sul tetto) e la polizia, accorsa dopo la chiamata da parte dei vertici dell’istituto. Oggetto del contendere, la visita dei parlamentari del Partito democratico Ignazio Marino e Roberto Della Seta, costretti a scavalcare le cancellate dell’ente per raggiungere gli scienziati.
A stemperare gli animi ci aveva pensato Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica, che si era impegnato a ricevere i ricercatori. Ma Stefania Prestigiacomo non ha voluto incursioni nel suo territorio e ha convocato un incontro con sindacati e precari al ministero dell’Ambiente. E, nonostante i proclami, i toni della riunione non sono stati dei più distesi: “Noi vi stiamo venendo incontro – ha detto Prestigiacomo, scortata dai vertici commissariali (escluso il presidente Vincenzo Grimaldi, rimpiazzato dal suo braccio destro Marco Lacommare) – adesso vi invitiamo a scendere dal tetto, e se deciderete di non farlo ne prenderemo atto”. Una richiesta suonata come una minaccia, che non ha impensierito i ricercatori, temprati da cinque settimane di gelo, rimasti freddi anche di fronte alle parole del ministro. Intorno al tavolo sedeva inoltre Antonio Naddeo, capo dipartimento del Ministero della Funzione pubblica, inviato da Brunetta a “sor vegliare” sull’operato del ministro dell’Ambiente.
Al termine della riunione, le facce dei ragazzi che uscivano dalla sala erano sconsolate. Si aspettavano impegni più chiari, che non ci sono stati. Dopo qualche minuto, nonostante la Prestigiacomo si sia rifiutata di parlare davanti ai giornalisti e alle telecamere, è stato diramato un comunicato stampa: “Non vi è stato alcun ‘abbandono’ della ricerca – si legge nella nota – come è stato affermato a più riprese in questi mesi. Semmai è avvenuto esattamente il contrario: un progetto organico di valorizzazione e promozione delle attività dell’Ispra, proiettato nel futuro e tendente alla stabilizzazione del personale addetto. E per ripianare questa situazione di forte anomalia, dove il precariato rappresenta il 38 per cento della forza lavoro, è stato posto in campo un piano di assunzioni volto a portare nel triennio ad assunzioni a tempo indeterminato per quasi 400 unità, così da ridurre l’area del precariato a una percentuale fisiologica”. Peccato che il ministero si sia dimenticato di specificare che il piano di stabilizzazione è quello reso
possibile dall’intervento di Pier Luigi Bersani nella legge finanziaria del 2007. Ma non solo: Stefania Prestigiacomo ha affermato davanti ai ricercatori che “la protesta riguarda soltanto 21 persone rimaste fuori dal processo di assunzione, di cui 11 già respinte da concorso e 10 raccomandati assunti a chiamata”. Ma le organizzazioni dei lavoratori precisano che sul tetto si manifesta per 534 posti di lavoro, la metà dei quali scaduti a giugno e mai rinnovati, gli altri in attesa di giudizio dal 31 dicembre. In ogni caso il ministro non ha mostrato aperture verso possibili assunzioni e si è rimessa “alle norme di legge vigenti secondo le quali cercheremo una soluzione”. Infatti, al termine del doppio incontro di questa mattina – quello con i sindacati confederali e di base che rappresentano i ricercatori precari che stanno occupando il tetto dell’Ispra – Stefania Prestigiacomo ha dato la sua disponibilità ad avviare “da lunedì prossimo un tavolo di confronto tecnico al ministero, così da esplorare tutte le soluzioni possibili, anche alla luce delle proposte avanzate a mezzo stampa dalla regione Lazio e dalla provincia di Roma e che già da domani verranno verificate”. Intanto la protesta continua, e i ricercatori hanno lavorato tutto il giorno per rimettere in piedi uno dei tendoni travolti dal vento di Capodanno: “Noi aspettiamo qui e scenderemo solo quando potremo sederci di nuovo alle nostre scrivanie”.
Fonte: “Il Fatto” del 5/1/2010 di Caterina Perniconi