Ho appreso in questo momento che il Consiglio di zona 8, a maggioranza, ha approvato una delibera per la collocazione di una targa, in ricordo dell’attrice Luisa Ferida.
Sul ruolo di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida nella Repubblica sociale e sulla ripetuta presenza, anche della Ferida, a Villa Triste, si è già discusso più volte e non è su quello che intendo ora soffermarmi, fondandomi solo sui fatti certi.
Quello che mi riesce incomprensibile è quest’attivismo della maggioranza del Consiglio di zona 8 che, a quanto mi risulta, non si è mai realizzato per informare chi ancora non sapesse che cosa è stata Villa Triste e quali orribili sevizie, torture e atrocità vi siano state compiute dalla banda Koch. Lo stesso Cardinale Schuster, in una lettera a Mussolini del settembre 1944, denunciò quelle atrocità, e perfino la famigerata “Muti” fu costretta ad intervenire per farle cessare.
Ma tutto questo sembra dimenticato e comunque poco rilevante; e per alcuni, forse, è meglio che resti nell’oblio. Mi sorprende anche il singolare concetto che si ha, a quanto pare, del significato della collocazione di una targa o dell’intestazione di una via. Di norma, lo si fa per ricordare, ma sopratutto per additare un esempio positivo.
Che cosa ci sia di positivo nell’aver frequentato Villa Triste, conoscendo le atrocità che vi venivano commesse, senza ribellarsi, senza reagire, senza denunciare, almeno senza più tornare in un luogo di tanto orrore, mi riesce davvero impossibile capire. A meno che si voglia battere la via della speculazione e della provocazione, dimenticando che cos’è una guerra , quali effetti essa produce e lascia su tutti.
Le chiedo, Sig. Sindaco, a nome dell’ANPI milanese, di intervenire, col Consiglio comunale tutto, per impedire che questa decisione, che non voglio qualificare, abbia un qualsiasi seguito. Si faccia invece, quello che fu fatto per ricordare il famigerato hotel Regina, per iniziativa di cittadini volonterosi e sensibili: si collochi, davanti a Villa Triste, qualcosa di più dell’attuale targhetta, oggi praticamente invisibile, qualcosa che ricordi le atrocità che vi furono commesse e la condanna a morte che fu pronunciata dall’Alta Corte di giustizia a Roma, nei confronti del maggior responsabile, Pietro Koch, eseguita il 15 giugno 1945.
Il Presidente dell’ANPI milanese
Carlo Smuraglia