Lui no ma io si

Non sono più delegata sindacale dopo una lunga, dolorosa e travagliata riflessione ho dato le dimissioni. Non era forse il momento. A Novembre si inizierà a parlare di licenziamenti e non sarà una trattativa facile. Ma per me era il momento. Il mandato stava scadendo per cui iniziare un nuovo impegno difficile a mio avviso richiedeva una RSU più compatta di quella attuale, più presente più attiva. Valutazione che non è stata condivisa con il resto della RSU anzi, mi è sembrato di capire ma potrei aver inteso male o aver inteso quello che volevo intendere, che il funzionamento non soddisfacente della RSU o la poca partecipazione degli altri delegati era dovuta:

• al mio eccessivo protagonismo e decisionismo
• al mio essere troppo a sinistra
• a non avere capacità di mediazioni in quanto single (una madre, una moglie ha più capacità di mediazione in quanto gestisce una famiglia così mi ha detto una delegata con l’assenso di tutti gli altri).

Ammetto che non amo perdere tempo per cui quando devo fare una cosa la devo chiudere velocemente quindi si sono una decisionista. Ma non sono una con la mania di protagonismo anzi e non ricerco il potere e poi che tipo di potere? Quindi ho dato le dimissioni e ci sto male perchè credevo nella funzione del delegato sindacale anche se questo era impegnativo sia in termini di tempo sia in termini di impatto psicologico.
Accettando l’impegno di delegato avevo accettato di mettermi in gioco e di metterci la faccia. L’ho fatto per quasi 34 mesi ma ad un certo punto si devono capire e accettare i propri limiti e fare un passo indietro specialmente quando ci si rende conto di essere un tappo per l’espressione delle capacità e dell’impegno di altri.
Spero di non archiviare completamente questa esperienza e di poterla fare di nuovo ma con qualche compagno diverso.

Lascia un commento