Purtroppo in ogni mese dell’anno ci sono più vittime di mafia che non si possono e non si devono dimenticare
Il 13 Giugno del 1983 furono 3 gli uomini morti per mano della mafia.
Palermo, via Cristoforo Scobar davanti al numero civico 22 due uomini estrassero le pistole e cominciarono a sparare. Un altro killer munito di fucile si unì al comando di fuoco. Una pioggia di colpi investì tre carabinieri in divisa, appena giunti a bordo di un’ auto di servizio Fiat Ritmo. L’attacco fu veloce e improvviso che i tre carabinieri non ebbero il tempo di rendersi conto di quanto stava accadendo e di impugnare le armi,
Morivano così il capitano Mario D’ Aleo, l’ appuntato Giuseppe Bommarito e il carabiniere Pietro Morici.
Il Capitano Mario D’Aleo era subentrato, nel comando della Compagnia dei CC. Monreale, al Capitano Emanuele Basile che era stato ucciso da Cosa Nostra il 4 maggio 1980.
D’Aleo aveva avviato una serie di indagini indirizzate a colpire le iniziative economiche riferibili ai boss di Monreale e alla cattura dei latitanti che si nascondevano nella zona, fra i quali Bernardo Brusca, avvalendosi anche della collaborazione dell’Appuntato Bommarito, il quale aveva già operato a fianco del Capitano Basile, e di Pietro Morici. L’Appuntato Bommarito, con il Capitano Basile, si era occupato di penetranti indagini nei confronti di Salvatore Damiani, nel corso delle quali i militari avevano sorpreso il boss mentre teneva una riunione con altri soggetti ritenuti appartenenti ad associazione mafiosa e ne era scaturito un conflitto a fuoco. Il Capitano D’Aleo non si era limitato a ricercare quei pericolosi latitanti mediante un’azione pressante anche nei confronti dei loro familiari ma aveva sviluppato indagini dirette a colpire i ramificati interessi mafiosi nella zona. Nel portare avanti quest’attività, anche tramite fermi ed arresti, l’Ufficiale aveva dimostrato pubblicamente di volere compiere il suo dovere, senza farsi condizionare dal potere mafioso acquisito dai boss e dal pericolo delle loro ritorsioni.
Addirittura, il Capitano D’Aleo stava mettendo in pericolo la latitanza di due boss del calibro di Bernardo Brusca e Salvatore Riina. Furono questi ultimi a decidere l’omicidio ma nelle fasi organizzative ed esecutive rimasero coinvolti uomini d’onore non solo del mandamento della Noce nel cui territorio fu organizzato e portato a compimento l’agguato, ma anche di quello di San Lorenzo. Ed i capi di tali mandamenti (Ganci Raffaele per la Noce e Gambino Giacomo Giuseppe per San Lorenzo) parteciparono direttamente alle operazioni. (fonte http://ilricordoanoilaparola.spaces.live.com/default.aspx)
Quel delitto non è rimasto impunito. Il movente mafioso è stato accertato, la decisione fu deliberata dalla commisione provinciale di Cosa nostra e molti responsabili sono stati arrestati e condannati. L’ ultimo processo alla Corte d’ assise d’ appello di Palermo in sede di rinvio, a seguito dell’ annullamento della Corte di Cassazione, si è concluso il 23 maggio 2007. Si dovettero però attendere le confessioni di Calogero Gangi e, soprattutto, di Francesco Paolo Anzelmo per conoscere da chi era stato costituito lo squadrone della morte.