Ho preso l’abitudine di andare alla S. Messa prefestiva in modo da avere la domenica libera e per l’unico giorno della settimana non dovermi alzare dal letto presto ma avere la possibilità di croggiolarmi un po’ sotto le coperte.
La S.Messa prefestiva però non vado ad ascoltarla in Santa Rita ma nella chiesa di San Cristoforo dove ho trovato un parroco gelose delle proprie omelie, ma che fa delle omelie che mi lasciano sempre da pensare.
Questa domenica il passo del Vangelo ora il seguente Matteo 10, 40-42:
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Di fatto queste semplici parole non sono accolte e messe in pratica dai “bravi cristiani” partendo da una semplice evidenza. Ci si incontra perché fan della stessa squadra di calcio, perché iscritti al club dello sci o altro ma non per il semplice fatto di essere cristiani.
Si partecipa alla messa per anni alla stessa ora nella stessa chiesa, ma poi fuori incontri il tuo vicino di banco con il quale hai scambiato il segno di pace, e giri lo sguardo dall’altra parte e non lo saluti. Non ti coinvolgi con lui nella sua storia non lo ritiene degno di essere incontrato.
Ed è vero. Mi fa sempre effetto quando al mattino vado alla S.Messa. Il Santuario di Santa Rita è grande e le persone che seguono la S.Messa delle 8 non sono tante ma sono tutte sparse per i banchi molte stanno indietro come se avessero paura di essere viste e di avvicinarsi agli altri fedeli. Vedi evidente la solitudine, la paura del coinvolgersi, la paura di dover parlare con la persona che ti è vicino. Si ascolta la Messa, si fa finta di ascoltare le letture e l’omelia del prete, si fa la comunione e poi via di corsa senza salutarsi con il cuore i pace per aver fatto il dovere di buon cristiano.
Ma non il seguire un rito mi fa essere una buona cristiana, e mi rendo conto di essere molto lontano dall’esserlo. E’ un educazione lunga che va cercata, una sensibilità cristiana che deve essere addestrata per tutta la vita.
Allego l’audio dell’omelia anche se non è molto chiaro in alcuni punti ma se ne avete voglia provate ad ascoltarlo.