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Blitz di polizia e cc nel ghetto di Milano, ma tutti i boss sono già fuggiti MILANO

Fonte : Il manifesto del 15-8.2009 di Davide Milosa.
Irruzione all’alba nelle case rosse in mano alla ‘ndrangheta. Ma sequestrano solo tre grammi di cocaina e una pistola

Dice Luca: «Adesso ci portano tutti a San Vittore». Otto anni e lo sguardo sveglio. Qui in cortile parla con un amichetto. Osserva «gli sbirri» fare dentro e fuori tra cantine, garage, appartamenti. Luca è un piccolo adulto. Sa cos’è la galera. Sa che i poliziotti «sono tutti degli infami». Le sette di ieri mattina a Milano tra viale Sarca 361 e viale Fulvio Testi 304. Ora e luogo stabiliti dal questore per far scattare il blitz nelle case rosse: sei palazzi popolari, 216 alloggi, 36 abusivi, piantati ai lati di qualcosa che un tempo forse assomigliava a un parco giochi e che oggi si è trasformato nell’enclave della ‘ndrangheta. Fortezza di mafia e degrado sociale che toglie le parole agli onesti, alimentando traffici di ogni tipo. La droga, le armi, il pizzo, le auto rubate sono rami d’azienda del clan Porcino. Tre fratelli-boss (Carlo, Salvatore, Andrea) che però ieri non c’erano. «Sono in Calabria», confida un investigatore. Al sole di Melito Porto Salvo. Mentre qui, sotto la canicola già bollente dell’alba, è rimasto qualche gregario ai domiciliari e una schiera di ragazzini che lavorano come sentinelle o pusher.
In effetti era difficile aspettarsi altro da un’operazione sbandierata da settimane solo per gettare acqua sul fuoco delle polemiche politiche. La situazione, infatti, era nota da tempo, ma convenienze di bottega hanno consigliato la giunta del sindaco Moratti di occuparsi di altro: dalla pratica Expo all’emergenza clandestini alle ronde. Carabinieri e polizia, in totale 140 uomini con quattro unità cinofile, si sono divisi: i militari in via Fulvio Testi, gli agenti in viale Sarca. Quando il rumore dell’elicottero ha rotto il silenzio di una città ormai svuotata per le vacanze, dalle case rosse non è sbucato nessuno. Meglio starsene in casa. Con il passare delle ore, qualcuno si è visto: mamme con i bambini e qualche balordo che dopo aver lanciato insulti ai giornalisti è stato subito fermato. Per il resto, i numeri del blitz raccontano di 12 appartamenti perquisiti, 50 persone e 28 mezzi controllati. Ma zero arresti.
Qualcosa di più è saltato fuori da un sottoscala che porta ai box interrati. Qui le forze dell’ordine hanno trovato una mitraglietta Scorpion con silenziatore e venti colpi nel caricatore. «L’arma era un po’ arrugginita, ma perfettamente funzionante», spiega un investigatore del commissariato di zona. Era avvolta in un panno rosso. Poco più di tre grammi di cocaina sono, invece, stati scoperti in una intercapedine dei garage. Un bilancio piuttosto sconfortante che in serata è finito sul tavolo del questore Vincenzo Indolfi.
Ci si aspettava ben altro. Ad esempio che i dieci mandati di cattura con i quali si sono presentati ieri gli investigatori andassero a buon fine. Ma nessuno di quei nomi ha risposto all’appello. I capi erano scappati da giorni. Torneranno solo quando le acque si saranno calmate.
La situazione, dunque, è ben lontana dall’essere stata bonificata. Questi i fatti. Altre invece le dichiarazioni della politica milanese che cavalca le immagini spettacolari del blitz. In prima fila, il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato: «Per contrastare una rete criminale e malavitosa tanto estesa e radicata bisogna dare un segnale deciso di legalità che solo dallo Stato e da un intervento massiccio delle Forze dell’ordine può arrivare». Dal canto suo, il centrosinistra chiede una maggiore presenza del Comune. A sua volta il sindaco Letizia Moratti ha sollecitato il prefetto Gian Valerio Lombardi «a un intervento più incisivo in questo e altri quartieri». Il gioco è sempre lo stesso: rimpallarsi le responsabilità. Nel frattempo Andrea Porcino si gode soldi e ferragosto in Calabria.

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